domenica 15 febbraio 2015

Un viaggio fortunato


Attraversiamo il fiume Mktari da Avlabari alla piazza di Metekhi. Ci riposiamo qualche minuti dopo la camminata del primo mattino per le strade di Tbilisi, e ripristiniamo le nostre forze con qualche caffé turco – o come alcuni insistono qui, georgiano.

Quando la cameriare russofona pone le tazze piene davanti a noi, la mia è capovolta un po’ troppo, e una striscia di liquame nero corre lungo il suo lato fino al piattino.

«Ah,» dice lei con un sorriso. «Il segno di un viaggio fortunato!»


Musici in un passaggio di Tbilisi


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giovedì 12 febbraio 2015

Il pedaggio


Quando mi accorgo della corda spessa sopra la strada, i fuochi al lato della strada, le persone mascherate che cominciano di venire verso di noi, dopo il villaggio di Sanavardo sulla riva del fiume Alazani, mi richiamo i reportaggi di Kapuściński sulle barriere stradali e le estorsioni delle milizie africane, e pass in retromarcia. Ma quelli mascherati fanno cenni, che non c’è problema, che avanziamo liberamente. Si raccolgono cordialmente attorno a noi, spiegano in dialetto locale, phuli, phuli, soldi, soldi, ripetono. Svuoto il contenuto del nostro sacchetto di spiccioli nelle loro mani, due o tre lari, uno o due euros. Essi richiedono il pedaggio rituale anche da Lloyd, non li interessa la nostra affermazione che gli spiccioli appartenevano a noi due, deve sacrificare una banconota di cinque, circa due euro. La corda si abbassa, possiamo passare. Dopo pochi metri viene in mente a Lloyd che avremmo potuto registrate una canzone locale con il fisarmonicista. Ci tiriamo a lato sulla riva dell’Alazani, e cammina indietro con il registratore, come un Béla Bartók,

Béla Bartók raccoglie canti popolare con fonografo da contadini slovacchi a Zobordarázs (oggi Dražovce, un sobborgo di Nitra, Slovakia), 1907

o come un Vladimir V. Akhobadze,

Il musicologo georgiano Vladimir V. Akhobadze registra musicisti di Guria (Georgia occidentale) (la foto è stata copiata da noi ieri nel Museo di Musica Popolare a Tbilisi)

gli spinge il registratore in faccia, simghera, dice, una canzone. Dal rumore si può sentire chiaramente solo khuti lari, khuti lari, vogliono cinque lari per lo spettacolo. Ma la cacofonia prova che la fisarmonica è solo una decorazione di carnevale, che non produrrà alcuna musica per qualsiasi somma. Una nuova macchina arriva, devono pagare il pedaggio, così anche noi continuiamo la nostra strada verso la città medievale di Sighnaghi.


Simghera! – Khuti lari!

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domenica 8 febbraio 2015

Sabato pomeriggio nella chiesa Metekhi


La stipite della porta della chiesa Metekhi si indossò lucido durante ottocento anni dagli baci dei fedeli che ci entrano. La chiesa, che sorge su una scogliera lungo il fiume nel centro di Tbilisi fu costruita nel 5° secolo dal re Vakhtang come la cappella del suo palazzo. Dopo la devastazione mongola, fra 1278 e 1284 fu ricostruito da Demetrio II sullo stesso piano e nello stesso stile, che a quel tempo era già considerato arcaico: uno dei primi esempi di storicizzazione nell’architettura. La prossima devastazione avrebbe seguito nel 1937, quando, durante la demolizione della vecchia Tbilisi, Beria voleva distruggere anche questo edificio emblematico. Gli intellettuali della città hanno organizzato una società per salvarla. Si dice che Beria ha offerto il posto del direttore del Museo di Tbilisi al capo della società, il pittore Dimitri Shevardnadze, se lui mette fine alla resistenza. Il pittore, che lo ha rifiutato, è morto in carcere quello stesso anno. Tuttavia, la chiesa in qualche modo ha sopravvissuto. Dopo essere stato trasformato in teatro, nel 1988, sulla scia dello sciopero di fame degli intellettuali georgiani, è stato restituito alla chiesa ortodossa georgiana.

Il sabato è il giorno dei matrimoni nella Metekhi. Nel giardino della chiesa diverse coppie e i loro parenti si impegnano nella vita sociale, mentre aspettano il loro turno; al cancello mendicanti, zingari e fotografi di matrimonio aspettano qualche reddito. Nel singolo, piccolo spazio della chiesa diverse cerimonie si svolgono allo stesso tempo. Mentre alcuni fedeli stanno pregando presso l’iconostasi, altri acendono candele davanti alle icone, o, appartati in un angolo, confessano o chiedono consiglio ai vecchi sacerdoti.

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